Una curiosità sul capitolo 16

Stavo casualmente leggendo un passaggio de L'ingegnoso Idalgo Don Chisciotte della Mancia, meravigliandomi ancora una volta di quanto quella storia sia simile ai fatti veramente accaduti all'eroe protagonista di questo blog, quando mi sono imbattuto in un passo che mi ha stupito.
Nel capitolo 16 parlava di un'inserviente che progetta una fuga d'amore con un vetturale, per coronare il loro desiderio segreto di sposarsi...
Sposarsi?! Mi ricordavo diversamente.

Capitolo 16

Di quello che accadde a Don Cyshiter nell'ostello che egli si ostinava a ritenere un palazzo elfico

L'ostello aveva l'aspetto severo di una piccola caserma, mitigato dall'amenità delle montagne verdeggianti che lo circondavano.
Era gestito da una coppia con la figlia e una dipendente. Di questi la padrona di casa era quella d'indole più caritatevole e pietosa, così quando vide la coppia arrivare così male in arnese si applicò subito per prestare loro conforto con ghiaccio, e crema per le contusioni, e volle che l'aiutasse anche la figlia, giovane libera e di buona grazia.
La dipendente invece era una ragazza dalla testa stranamente cubica, il naso storto, occhi cisposi, culo piatto e gambe storte; ma la sua esuberanza e allegrezza controbilanciavano questi piccoli difetti. Anch'ella assisté alle medicazioni e condusse i due avventori in una camerata.
L'ostello aveva due dormitori maschili e uno femminile, con tre letti a castello in ciascuno. Era uno degli ultimi residui del tempo in cui viaggiatori e turisti si accontentavano di sistemazioni spartane. Ora quei tempi sono passati e ogni bettola deve presentare fotografie edulcorare e recensioni online per essere scelta, prova ne sia che oggi, a distanza di pochi anni, il "Rifugio degli elfi" ha chiuso i battenti.
Per comodità gestionale o forse per dare l'impressione di maggiore affluenza, il gestore aveva concentrato tutti gli avventori in un solo dormitorio. Don Cyshiter venne fatto accomodare su un materasso bitorzoluto«C'era dalla ghiaia in terra e il mio amico è caduto lungo un tornante.»
«Ma starà bene? Dobbiamo chiamare un'ambulanza?»
«No, non è niente di grave. Ma se aveste un'aspirina anche per me mi farebbe bene, ho certi dolori alla schiena...»
«Sei caduto anche tu?» Chiese la padrona.
«No, è solo che a tirar su la moto caduta devo essermi fatto uno strappo.»
«Ma perché gira con la spada e un bastone? Poteva piantarsela in una gamba se cadeva male.» La signora si faceva più sospettosa.
«Lui è Don Cyshiter della Mandria, un famoso paladino di Selune.»
«E cosa sarebbe, uno spettacolo di teatro?»
«Non sa cos'è un paladino? In due parole, un paladino è uno che è sfigato e famoso allo stesso tempo: un giorno prende un sacco di botte e insulti da chiunque e pochi giorni dopo si può ritrovare con un harem intero di ragazze che gli fanno il filo, da regalare agli amici.»
Don Cyshiter, che aveva sentito tutto il discorso, si sollevò a sedere sul letto e prese la mano della donna.
«Credetemi, mia signora, potete dirvi ben fortunata ad alloggiare la mia persona, di cui non tesso le lodi per modestia ma sulla quale può rendervi edotta il mio scudiero.
Fra gli umani il mio nome è sempre associato a gesta di coraggio e altruismo. Se la vostra antica stirpe ancora non conosce l'ordine dei paladini, presto grazie alle mie azioni ci annovererà fra i più valenti alleati. E fino a quel momento non lontano, che vi rassicuri il sacro nome della dea cui voto la mia spada.»
La donna e le due ragazze capirono di quel discorso più o meno lo stesso che capivano dei discorsi dei turisti Svedesi che occasionalmente soggiornavano lì. Tuttavia intuirono che si trattava di parole cortesi e dotte e lo guardarono con una certa caritatevole ammirazione.
Tanto si prodigarono che, dopo averli fatti riposare tutto il pomeriggio, offrirono la cena a quei due disgraziati che non se la sentivano di andare in cerca di un posto dove mangiare. Così trascorse il resto della giornata.

Capitolo 15

Dove si narra la disgraziata avventura di Don Cyshiter con certi terribili Ianguesi

Mi è stato raccontato dai più stretti amici di Don Cyshiter che egli, allontanatosi dalla commemorazione di Giovanni Berchetto, si inoltrò fra le valli di Lanzo in cerca della bella Marcella per porsi al suo servizio.
È interessante notare come questa ragazza, che in così tanti uomini faceva nascere fantasie carnali, in Don Cyshiter facesse invece ardere il desiderio di avventura.
Dopo due ore di infruttuosa ricerca fra i boschi montani, il paladino e il suo scudiero fermarono le moto in un piccolo slargo sterrato ai bordi di un tornante. Smontarono di sella e si inoltrarono fra gli alberi, avendo intravisto fra gli alberi un ameno praticello dove avrebbero potuto consumare il pranzo.
Lì vuotarono le bisacce e in fraterna compagnia diedero fondo a quel poco che vi rimaneva.
Ma l'avversa fortuna, o più probabilmente Shar la Signora della Notte che mai dorme, volle che corresse per quella strada una macchina occupata da una combriccola di giovani festanti, già alticci prima di arrivare alla festa cui intendevano partecipare.
Avvenne dunque che il guidatore, imboccato il tornante con troppa velocità e traiettoria troppo larga, urtasse violentemente Sgommodura sbattendola in terra, per poi fermarsi contro il guard rail.
Imprecando e bestemmiando, scesero dall'automobile cinque ragazzi e cominciarono a prendere a calci la motocicletta, imputando a quella la colpa per i danni subiti dalla loro vettura.
Allertati da quegli schiamazzi, Don e Sergio si avvicinarono alla carreggiata avendo cura di rimanere nascosti fra le frasche.
«Questi inimici che se la prendono così con la mia cavalcatura, sono per noi un infimo grado di sfida.» Sussurrò Don Cyshiter. «Ti dico questo perché tu sappia che puoi partecipare allo scontro anche senza un'arma a distanza, assicurandoti così almeno qualche Punto Esperienza.»
«Loro sono cinque, noi siamo in due, anzi facciamo uno e mezzo. Penso che l'esperienza sarà pessima.»
«Io ne valgo cento!» Esclamò il paladino. E senza dire altro sfoderò la spada e si lanciò all'attacco.
Sfruttando il fattore sorpresa, Don Cyshiter colpì uno dei nemici alla spalla procurandogli un taglio e una brutta contusione. Sergio si fece trascinare dagli eventi e lo seguì stringendo in mano il bastone che avrebbe dovuto essere la lancia da cavallerie del suo compagno.
Quei cinque, vedendosi così aggrediti, passarono velocemente al contrattacco. Circondati i due avventurieri iniziarono a tempestarli di pugni e calci.
Senza aver sferrato un solo colpo, Sergio ricevette un pugno sulla mascella, una ginocchiata in pancia e due o tre gomitate sulla schiena, dopodiché rovinò a terra.
Don Cyshiter lo seguì a breve giro, dopo aver ripetutamente colpito con i propri zigomi le nocche degli avversari. I ragazzi ebbero cura di adagiarli bene in terra, come si fa con la punta dello stivale contro un fermaporta quando lo si vuol incastrare al suo posto, prima di rimontare in macchina e ripartire.

Scheda del personaggio: Don Cyshiter

I capitolo dal 12 al 14 sono un po' noiosetti così ho pensato, anziché rivederli e renderli più interesasnti, di aggiungere un po' di fuffa.
Che dico fuffa, qui si parla di una cosa seria.
C'è un oggetto che incarna nel mondo materiale l'essenza dei personaggi di altre realtà, interconnettendo il giocatore con il suo alter ego: la scheda del personaggio.
Non è un comune fogloio di carta, è un feticcio, un amuleto totemico, un portale su altri mondi.
Ho visto schede conservate come reliquie attraverso le decadi, altre bruciate a divinità pagane, altre cancellate e usate fino all'ultima fibra della carta in un processo di reincarnazione concettuale.
Poi certo, ho visto schede sporghe di maionese, altre mangiate dal gatto, altre consegnate insieme ai professori del liceo insieme ai compiti delle vacanze... ma di certo non è questa la fine che faceva fare Donato Ciscitta ai propri personaggi.

Ed è in omaggio all'intrepido paladino che ho stilato, signore e signori, la scheda del personaggio di Don Cyshiter.



Si accettano consigli per la build. Il progetto è quello di trovare un posto fisso all'interno del blog dove tenere le schede in evidenza e aggiornarle ad ogni avventura.
Non è detto che poi io porti a compimento questo progetto, anche Cervantes prometteva di scrivere un sacco di cose che poi procrastinava indefinitivamente.


Capitolo 14

Dove si recita la disperata poesia dell'infelice studente, con altri avvenimenti vari ed eventuali

La poesia di Giò:

Un giovane studente in trasferta,
Cogli occhi coperti da coperta,
S'innamorò perdutamente
D'una tipa indifferente
Quel povero sfigato in trasferta.

Tu bella e giovane Piemontese
Che non ti risparmi in offese
Che pretendi complimenti
E che dispensi tormenti
Sei crudele, o lallera Piemontese.

Un ardente innamorato campano,
Che sul cuore teneva un fignano,
Dimenticò la vagina
Assumendo ketamina
Quel dissotato ardente Campano.

Un disperato rimbaudista d'Avellino,
Pieno di droga come un carpellino,
Nel mezzo di un trip
Ricordò la jessipp
O povero percotatto di Avellino.

Tu fregetatta ristina italiana
Nella mia zatta fai rima con pullana;
Mi crellerai volare
Dall'alto del gullare
Tu infimosa rammissita Italiana.