Capitolo 23

 Di quel che accadde a Don Cyshiter nel Cusio, che a raccontarlo non ci credo nemmeno io ma vi assicuro che è vero


Sergio Zanca raggiunse il suo compare di lì a poco, si chinò su di lui e subito si rincuorò quando lo sentì riprendere la consueta logorrea:
«Ridare la libertà a furfanti e vigliacchi, o Sergio, è come regalare una staffa magica ad un barbaro mezz'orco: non la userà mai nel modo giusto.
Forse dovrei ascoltare di più i tuoi prudenti consigli.»
Nemmeno quella eccezionale ammissione di torto da parte di Don Cyshiter fece dimenticare a Sergio della delicata situazione in cui si erano cacciati.
Da buon scudiero aiutò il paladino a rialzarsi, e da buon mariuolo insistette perché si allontanassero il prima possibile da quel posto.
«Tu sei codardo per natura,» rispose Don Cyshiter a quelle sagge considerazioni, «ma perché tu non possa accusarmi di ostinazione, né dire che io impongo la mia volontà a tutto il party, voglio ascoltarti per questa volta e sottrarmi alla tempesta che tu paventi.
Lo farò però ad una condizione: che tu mai abbia a dire che io mi sia sottratto allo scontro se non per condiscendere alle tue preghiere. Se sosterrai diversamente, tu mentirai, che anche solo a pensare tale evenienza mi vien moto di fermarmi qui e ora in mezzo alla via ad attendere le forze dell'ordine e i guerrieri del Pugno Fiammeggiante.
Ed essi verranno incontro alla mia spada sguainata gridando: "I serve the Flaming Fist!" e io li mieterò come grano maturo.
"I serve the Flaming Fist!" E giù uno.
"I serve the Flaming Fist!" Avanti un altro.
"I serve the Flaming Fist!" E un altro oneshottato.»
Sergio trattenne il compagno che mimava la scena.
«Sarò codardo e ignorante, ma mi intendo un po' di quel che si dice saper vivere; non ti pentirai se ascolti il mio consiglio.
Ora però fallo davvero e sali in moto, che abbiamo più bisogno di ruote che di spade.»

Capitolo 22

Don Cyshiter libera dei disgraziati che erano trattenuti contro la loro volontà

Questo episodio è ben documentato nei rapporti della polizia locale, attribuito ad ignoti, e spero vivamente che riportarlo su questo blog non crei problemi giuridici a nessuno.
Ebbene, mentre tra i due avventurieri passavano i discorsi che ho raccontato, Don Cyshiter alzò gli occhi e vide due uomini che venivano trascinati da altrettanti uomini in divisa, non senza dimenarsi e protestare, verso una volante dei carabinieri.
Sergio commentò subito: «Mi sa che gli sbirri se li portano in galera, che gli piaccia o no. Meglio loro che noi.»
«Come,» domandò Don Cyshiter, «è possibile che le forze dell'ordine facciano forza a qualcuno contro il suo volere?»
«Perché, c'è qualcuno che vorrebbe farsi arrestare?»
«Insomma, queste persone vengono coercite, la loro libertà violata.»
«E grazie tante, certo, avranno fatto qualcosa. Persino mio cugino...»
In mezzo al discorso furono raggiunti dalle due coppie. I carabinieri, troppo impegnati a sedare i facinorosi, davano per scontato che i cittadini si sarebbero scansati e non avevano notato l'aspetto eccentrico del paladino. Rimasero interdetti quando questo si avvicinò loro e domandò cortesemente la ragione per cui quella gente veniva arrestata.
Uno di quelli in divisa gli rispose che non doveva preoccuparsene e di allontanarsi per sicurezza.
Il ragazzo però continuò con altre formali richieste di conoscere l'imputazione o quale altro motivo avevano di portarli via, e tanto insisté che un carabiniere disse, rivolto al malfattore che teneva per la collottola:
«Dai, racconta al signore che hai combinato, su.»
«Eh, perché, per amore.» Rispose quello in tono strascicato.